I prebiotici, ovvero la "pappa" della nostra flora intestinale

Alcuni giorni fa abbiamo parlato dei potenziali benefici dei probiotici (https://theiconlifestyle.blogspot.it/2017/09/probiotici-una-nuova-arma-per-la-salute.html), ovvero quei microorganismi che, assunti in una certa quantità, hanno la capacità di migliorare lo stato di salute dell'ospite arricchendo la nostra flora batterica. Negli ultimi anni l'interesse per questi microbi "buoni" che vivono con noi in simbiosi è andata crescendo dal momento che sono emerse evidenze scientifiche di un loro possibile ruolo terapeutico in varie affezioni comuni dell'essere umano. In questo campo è quindi venuto alla luce un altro capitolo importante, quello dei prebiotici. Che cosa intendiamo per prebiotici? Questo termine, coniato nel 1993 facilmente confondibile con quello di probiotici, sta ad indicare tutte quelle sostanze non digeribili e assimilabili dal nostro intestino che tuttavia hanno l'importante ruolo di "nutrire", accrescere e potenziare l'attività di alcuni batteri del nostro tratto digestivo. I microrganismi, infatti, hanno bisogno di nutrimento per poter svolgere le proprie attività biologiche che si trasmettono poi nel benessere stesso del nostro canale intestinale. Partendo da questo presupposto sono stati definiti i criteri per poter parlare di probiotico. Questa sostanza, infatti, deve rispettare una serie di caratteristiche, dal non essere digeribile o modificabile dal nostro organismo, rappresentare un substrato nutritivo per gli agenti simbiotici quali bifidobatteri, latobacilli etc. e avere effetti positivi sul transito intestinale. La maggior parte di queste sostanze sono degli frutto- oligosaccaridi, chiamati talvolta anche oligofruttosio o oligofruttani, presenti in diverse specie di vegetali dove assumono il ruolo di riserva energetica. Tra questi il più noto è l'inulina. In questa categoria rientrano anche l'amido resistente, la pectina, gli xilooligosaccaridi e i beta- glucani. 

Ma quali sono gli effetti di questi componenti sull'uomo?
I probiotici modificano il pH fecale, acidificandolo e rendendolo più favorevole alla crescita di batteri acidofili come i lactobacilli e i bifidobatteri. Queste condizioni ambientali risultano, invece,  sfavorevoli ad agenti microbici patogeni responsabili di infiammazione della mucosa intestinale. Dalle modificazioni indotte dai nostri simbionti su queste sostanze si vengono a formare anche acidi grassi a catena corta di cui si è dimostrata un'azione protettiva nei processi infiammatori intestinali come nel morbo di Crohn o rettocolite ulcerosa. Tra l'altro, sembrerebbe che esercitino pure un'azione preventiva per la cancerogenesi colon- rettale. Tra i poteri benefici dei prebiotici è da annoverare l'aumentata biodisponibilità di oligoelementi come il magnesio nonché il miglioramento dello stato trofico della mucosa intestinale con tutte le conseguenze positive del caso. 

Ma dove troviamo queste sostanze?
I prebiotici sono contenuti in vari alimenti naturali di origine vegetale come la cicoria, l'avena, la soia, gli asparagi etc.. E' proprio da questi alimenti che vengono poi estratti inulina e gli altri componenti utilizzati dall'industria farmaceutica per il confezionamento di integratori specifici. 

Seppur non esista consenso sulle quantità di probiotici da assumere quotidianamente (per l'inulina intorno ai 2- 10 grammi al die), è importante sapere che un'eccessiva assunzione può scatenare flatulenza proprio per gli effetti di fermentazione che queste sostanze non assimilabili determinano. Tuttavia un apporto adeguato sia con verdure ricche di prebiotici che con integratori sotto consiglio di un medico può aiutare a risolvere problemi digestivi o a migliorare le condizioni del nostro microbioma intestinale dopo, per esempio, una terapia antibiotica.
Insomma la nostra flora batterica è importante e dobbiamo prenderci cura di lei come lei si occupa di noi. A questo proposito i probiotici devono rientrare nella nostra dieta. Il tutto sempre con moderazione.


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