Paleodieta, la dieta dei primitivi

La ricerca costante di nuovi regimi alimentari che possano giovare la salute e il benessere fisico è diventata negli ultimi tempi sempre più importante. Tra le diete "moderne" più chiacchierate di questi anni assume una posizione di rilievo la Paleodieta, o dieta paleolitica. Che cosa presuppone e quali sono i principi alla base di questa nuova moda?
Il tutto parte dall'idea che l'essere umano si è evoluto molto più lentamente rispetto alle evoluzioni tecnologiche che si sono succedute negli ultimi 10000 anni e che di conseguenza il nostro organismo non sarebbe "pronto" e adatto ad un tipo di dieta come quella tradizionale. Da qui l'idea nata dall'intuizione di Weston A. Price negli anni '30 il quale osservò il relativo benessere di alcune popolazioni primitive che vivevano di caccia e di frutti, vegetali e bacche rintracciabili in natura senza ricorrere a colture o all'addomesticamento degli animali. L'idea venne ripresa da S. Boyd Eaton nel 1985 nel suo articolo "Paleolithic nutrition" ponendo le basi per questo modo di alimentarsi in un'epoca dove gli effetti nefasti della dieta occidentale e dell'industrializzazione del cibo si fanno sentire sempre di più. I fautori della paleodieta non escludono solo i cibi processati ma tutto ciò che non era disponibile prima della rivoluzione neolitica quando l'uomo passò da essere cacciatore- raccoglitore a sedentario agricoltore- allevatore. Nella pratica, la paleodieta impone un consumo maggiore di proteine rispetto ad una dieta comune. Le proteine devono derivare da carni magre di animali non allevati, come la selvaggina di cui le popolazioni primitive consumavano poco la parte muscolare prediligendo altri parti del corpo come le frattaglie. Importanti anche i pesci, erbe, bacche e frutta secca rintracciabile in natura senza bisogno di coltivazione. I carboidrati devono essere semplici, a basso indice glicemico. Da escludere quindi i derivati del grano, i cereali e tutto ciò che scatenerebbe una risposta insulinica abnorme responsabile delle patologie metaboliche diffusissime ai giorni nostri. Altro principio fondamentale è la dissociazione degli alimenti, ovvero combinare il meno possibile renderebbe la digestione più semplice. I "paleodietisti" aborrono i latticini e tutto ciò che può essere ricavato dall'addomesticamento degli animali e dall'agricoltura.
I critici della paleodieta smentiscono, invece, l'idea dei sostenitori di questo regime alimentare secondo la quale l'uomo moderno abbia le stesse capacità digestive dell'uomo paoleolitico. Marlene Zuk nel suo libro "Paleofantasy: What Evolution Really Tells Us about Sex, Diet, and How We Live" , per esempio, propugna l'idea che oggi siamo decisamente diversi da quelli che eravamo 10000 anni fa e che il nostro organismo si sia adattato a consumare alimenti diversi per cui seguire una dieta secondo i diktat della paleodieta non solo sia inutile ma può risultare anche dannoso. La comunità scientifica ha messo in evidenza i rischi di questa dieta negli anni. L'assenza di latticini e il basso apporto di calcio e vitamina D predisporrebbe all'osteoporosi e l'eccessivo apporto proteico e lo squilibrata composizione della dieta potrebbe portare ad acidosi metabolica e chetosi nonché a carenze vitaminiche. Ovviamente sconsigliata in particolari fasce di età come nella crescita nonché in presenza di malattie croniche o acute o nello stato di gravidanza.
Insomma il mondo è bello perché è vario e un ritorno alle origini prediligendo i cibi naturali ed evitando il consumo di alimenti troppo "modificati" e industriali è sicuramente positivo. Non bisogna però cadere nella trappola del fanatismo senza alcuna evidenza scientifica. Buon appetito!

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